Un’utile guida sulle attrezzature più adatte per chi vuole avventurarsi nella fotografia naturalistica e cogliere la bellezza dell’ambiente e delle sue specie in tutte le loro sfaccettature.
Tra i tanti soggetti da fotografare in natura, gli animali sono i più ambiti, ma sono anche quelli che richiedono il maggiore impiego di risorse, sia economiche sia di tempo e di specializzazione. Se per fotografare un paesaggio bastano obiettivi tutto sommato comuni, se per la macro basta un obiettivo dedicato, ma anche altre soluzioni come economici tubi di prolunga o lenti addizionali da abbinare alle ottiche già possedute, per dedicarvi seriamente alla fotografia naturalistica e alla caccia fotografica agli animali selvatici, il discorso si complica.
FULL FRAME O APS-C?
Prima di questa distinzione avremmo, forse, dovuto chiederci: “reflex o mirrorless?”. In realtà, al momento, per la fotografia naturalistica il vantaggio delle reflex rimane tangibile (ad eccezione, forse, per Sony, che sta avanzando a grandi passi), non fosse altro che per il maggior parco ottiche disponibile; quindi ci limiteremo ad analizzare le reflex.
Come sempre, ogni cosa ha pro e contro, e anche la scelta della fotocamera non fa eccezione. A vantaggio del full frame, c’è sicuramente una migliore qualità d’immagine, a parità di megapixel del sensore, dovuta alle maggiori dimensioni degli stessi. Quindi, file più pulito, e soprattutto meno rumoroso a parità di ISO.
Per contro, l’APS-C aiuta il fotografo sempre alle prese con teleobiettivi che non bastano mai, grazie al fatto che i sensori sono più piccoli del fotogramma tradizionale 24×36, conferendo a tutte le lunghezze focali un fattore di moltiplicazione mediamente variabile da 1,5x a 2x a seconda delle marche e dei modelli. Tradotto in pratica, questo significa che un 300 mm, focale minima per usi naturalistici, montato su APS- C avrà un campo effettivamente inquadrato pari a quello di un 450/480mm, col pregio di mantenere l’apertura massima invariata.
Formato a parte, bisognerà pensare a un apparecchio con le caratteristiche di velocità più elevate, compatibilmente con il budget a disposizione: a parità di sensore, autofocus veloce e preciso e buona capacità di raffica saranno da preferire, ricordando che è impossibile pretendere di avere tutti questi fattori in un solo corpo macchina. Mi spiego meglio: nel mio corredo attuale, c’è la (ex) ammiraglia di casa Canon, la EOS 1Dx, che ha prestazioni eccellenti in termini di raffica (fino a 14 fps con buffer praticamente illimitato anche in Raw), velocità di autofocus, tenuta agli alti ISO. Tutto questo è reso possibile da un sensore relativamente piccolo. La stessa evoluzione Mark III segue la medesima filosofia di massimizzare le prestazioni di velocità, raffica e Iso a scapito della dimensione del file. Politica sicuramente vincente per la vocazione fotogiornalistica sportiva cui i modelli di punta delle varie case si ispirano (non a caso ogni EOS-1 viene sostituita ogni quattro anni e presentata in tempo per le Olimpiadi, e lo stesso vale per le Nikon D1, D2…e attuale D6), ma non così appagante per la naturalistica.
Questo perché, trovandosi con un soggetto interessante ma non sufficientemente …
(la versione integrale dell’articolo è pubblicata su “Fotografare” #12, Settembre 2020)
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