La luce dell’alba o del tramonto spesso consente al fotografo di ricavare immagini d’effetto in molteplici situazioni di ripresa, dal ritratto al paesaggio, e ancor più nella fotografia naturalistica.
testo e foto di Guido Bissattini
La fotografia di questo mese si potrebbe definire un “paesaggio animato”, immediatamente contestualizzabile geograficamente grazie alle sagome degli gnu in controluce.
Mi trovavo nel parco nazionale dell’Amboseli, in Kenya, alla guida di uno dei safari fotografici che ho organizzato per diversi anni nel continente nero, caso vuole proprio alle falde del Kilimangiaro che domina con la sua cima innevata l’immenso altopiano dell’Amboseli, uno tra i più noti parchi africani paradiso dei fotonaturalisti.
Eravamo sul posto già da qualche giorno. Potrei dire che lo spazio sulle schede di memoria cominciava a scarseggiare; tante e varie erano state le situazioni favorevoli per portare a casa materiale di ottima qualità. Tuttavia questo non significava abbassare la guardia e farsi prendere dalla pigrizia, cosi anche quella sera, al calar del sole, eravamo ancora in giro nel- l’arida savana a bordo del nostro fuori- strada, in cerca dell’ultimo scatto della giornata.
Va detto che vicino all’equatore alba e tramonto hanno una durata inferiore rispetto alle nostre latitudini: al mattino, il sole sorge e in pochi minuti è già ben alto sull’orizzonte e la sera si “corica” con altrettanta rapidità.
Questo rende più difficile avere soggetto giusto e luce migliore in contemporanea in quella manciata di minuti; infatti fino a quella sera non eravamo andati oltre i banali tramonti con la sfera del sole basso all’orizzonte, magari con un’acacia a ombrello in controluce, ma niente di più.
Stavolta, invece, le cose potevano an- dare in modo diverso. Eravamo di fronte a una piccola mandria di gnu, lo sfondo era pulito e il sole stava rapidamente calando. Se tutto fosse andato bene avremmo avuto il tempo di impostare le regolazioni sulla fotocamera e attendere il momento giusto.
Con il luminoso teleobiettivo da 500mm ben affondato nel beanbag (il sacchetto ripieno di fagioli da cui scattare stabilmente appoggiati sul tetto del fuoristrada), inquadravo gli gnu; l’idea di esporre per le alte luci, rendendo i soggetti delle sagome scure e il cielo del giusto colore, mi consentiva tempi di otturazione di tutta sicurezza anche alla sensibilità minima di 100 ISO, ideale per avere il massimo di pulizia del file.
L’unico problema era rappresentato dalla staticità degli gnu, intenti a bruca- re a testa bassa; se da un lato la situazione era comunque favorevole, per un incontentabile come me mancava un po’ di dinamismo.
Gli erbivori erano tranquilli, leoni nei paraggi che potessero spaventarli e farli fuggire in una nube di polvere non ce n’erano, quindi la situazione era abbastanza in stallo. Intanto il sole era già calato sotto l’orizzonte e restavano davvero pochi minuti.
Fortunatamente una coppia di gnu con il loro piccolo aveva deciso di staccarsi del branco e di muoversi, dandomi quel tocco in più con lo sbuffetto di polvere sotto gli zoccoli e la sensazione di movimento, grazie alla posizione de- gli arti e la testa sollevata.
Tocco finale, sfocata ma identificabile sullo sfondo, la sagoma di un’acacia a ombrello, albero simbolo della savana, a completare il “quadretto” africano. Così, mentre la famigliola si preparava ad affrontare un’altra notte di insidie nel buio della savana, noi potevamo rientrare al campo tendato in tempo per la cena, certamente soddisfatti dell’epilogo di un’altra giornata indimenticabile di safari e sicuramente più al sicuro del piccolo gnu.

Gnu in controluce, Amboseli (Kenya)
Canon EOS-1D Mark III con Canon EF 500mm f/4 L IS USM, 1/1600s f/4, ISO 100.
© Guido Bissattini