Si è spenta a 87 anni Letizia Battaglia. Probabilmente la più grande fotografa italiana.
Anche se, nel suo caso, un’affermazione del genere sembra riduttiva, dato che non era solo di fotografia che erano fatte le sue storie, ma soprattutto di impegno politico e sociale. La macchina fotografica è stata per lei lo strumento per raccontare la vita e le vicende politiche italiane prima, internazionali poi.
Viene spesso definita “la fotografa della mafia” e in effetti è nella sua Palermo che Letizia inizia la sua carriera negli anni ‘70, raccontando gli omicidi della mafia per il giornale palermitano L’Ora; ma anche questo, forse, è riduttivo e lei stessa non amava essere definita con questo appellativo. Nelle sue fotografie c’è tanta morte, come quella di Piersanti Mattarella, ripresa “per caso”, dirà poi l’autrice dello scatto; eppure la donna-Letizia racconta la vita, quella vissuta tra i vicoli dai bambini, quella libera che parla attraverso i corpi nudi delle donne di Palermo, vere, autentiche, libere dai fotoritocchi. Un inno alla vita attraverso la morte; una contrapposizione come quella del bianco e nero che sarà da sempre il suo segno distintivo. Prima che una grande fotografa, Letizia Battaglia è stata una grande donna. Costantemente in cerca della libertà: dalla casa paterna prima (si sposa a 16 anni per fuggire via), da un matrimonio soffocante poi. In prima linea con l’impegno politico, è consigliera comunale con i Verdi ed assessore comunale in una delle giunte guidate da Leoluca Orlando. Fortissimo il suo credo nel dovere di emergere delle donne; da qui la sua predilezione per gli scatti al femminile. “Dobbiamo assolutamente capire che è ora di alzare la voce, di entrare dentro le cose. Dobbiamo metterci la faccia, la volontà, la nostra rabbia gentile e fragile”.
Sempre in viaggio, eppure sempre legata alla sua Palermo, la città a cui ha dedicato la sua vita e la sua carriera, la città che oggi la piange più delle altre.