Arrivano dall’Africa, quando la primavera si prepara a lasciare il posto all’estate, i coloratissimi gruccioni. Un tempo rari in Italia più a nord della Toscana, negli ultimi decenni a causa del riscaldamento del pianeta nidificano persino nel Nord Europa.
testo e foto di Guido Bissattini
Voraci insettivori, terrore degli apicoltori – cosa facilmente intuibile dal nome scientifico di Merops apiaster – questi variopinti volatili migrano per nidificare in colonie anche di centinaia di esemplari in gallerie scavate nelle pareti di sabbia, quali possono essere cave abbandonate, sponde franate di un fiume, grossi cumuli di terra e simili.
E proprio in una ex cava abbandonata mi trovavo quel giorno di metà maggio: ben nascosto nel capanno, con un posatoio a pochi metri dalla feritoia, attendevo l’arrivo di qualche esemplare. Conoscendo la colonia, che frequento sporadicamente da anni, e le abitudini dei gruccioni, sapevo che sarebbe bastato attendere. In questi casi, la foto cercata è quella dello scambio del dono, ossia quando il maschio porge alla femmina un insetto appena catturato, per ottenerne le grazie. Dopo alcune di queste offerte, se le cose vanno bene, può succedere che la situazione si evolva in modo positivo, quindi che la femmina si conceda e si possa riprendere anche l’accoppiamento.
Col mio 600mm piazzato sulla solita (e solida) gimbal Zenelli, e l’altrettanto solita Canon EOS R5 innestata alla baionetta, ero pronto a qualsiasi evenienza. Luce abbondante, valore ISO basso, diaframma quasi del tutto aperto per non perdere il massimo del bokeh, la sfocatura dello sfondo, e conseguenti tempi di otturazione rapidi, mi davano tutte le garanzie per immagini tecnicamente e qualitativamente ineccepibili. Il vero problema, casomai, era il fatto che i gruccioni, arrivati da pochi giorni a insediarsi nella colonia, non erano ancora così attivi dal punto di vista del corteggiamento, cosicchè le scene immaginate erano abbastanza improba- bili, o quantomeno non così numerose come in passato mi era capitato di riprendere.
Però adesso c’era da qualche minuto una femmina posata proprio davanti a me, a circa cinque metri, in attesa. Non so dire se fosse più impaziente la sua attesa o la mia, ma quando il maschio si è presentato con l’insetto siamo stati contenti in due.
Sicuramente non una sequenza spettacolare, sicuramente non una bella pre- da come una libellula o una colorata farfalla, ma come detto la stagione era agli inizi e mi dovevo accontentare. Rivedendo gli scatti, è nata l’idea di montare una sequenza “da fotoromanzo”: lui arriva e offre il dono, un poco appariscente piccolo insetto, lei lo accetta “per educazione” ma la cosa finisce lì, subito dopo si girano uno da una parte una dall’altra, poi la femmina ritorna sola, col becco aperto che sembra quasi rimproverare il “marito” che le ha portato un regalo così misero, che come al solito qualche colpa dovrà averla, poi una bella scrollata per rifarsi il trucco ed essere di nuovo pronta nella speranza che lui arrivi con qualcosa di meglio.
Insomma, una sequenza sulla quale ridere bonariamente e che, per certi versi, potrebbe apparire una sorta di “metafora della vita”.
è tempo di vacanze e spensieratezza, una volta tanto prendiamoci un po’ meno sul serio e ridiamo anche di due gruccioni.

