È un caldo pomeriggio di fine giugno nel Delta del Danubio. Percorro l’argine verso una serie di pali che emergono dallo stagno dove spesso si posano cormorani, marangoni minori e, soprattutto, giovani sterne in attesa dell’imbeccata.
C’è una bella luce e decido di appostarmi per vedere se arriva qualche esemplare. Conoscere bene un territorio è sempre importante perché consente di aumentare le probabilità di riuscita, dopo aver studiato il comportamento degli animali selvatici che lo frequentano.
Infatti non passa molto tempo ed ecco arrivare una sterna comune che si posa proprio dove immaginavo. Contrariamente a quanto mi aspettavo, non si tratta di un esemplare giovane ma di un adulto. Se ne sta appollaiata e si dedica alla cura del piumaggio, ma non fa niente di abbastanza dinamico da interessarmi, finché non ne passa una in volo, alta, sopra la sua testa. Se fossi fortunato, penso tra me e me, potrebbe trattarsi di una coppia e allora la situazione potrebbe farsi interessante: se l’esemplare posato fosse una femmina, e l’altro un maschio diretto al luogo di pesca, c’è la possibilità che possa farvi ritorno con un prelibato pesciolino da offrire alla sua compagna; un rituale abbastanza comune tra le sterne, ma anche tra molte altre specie che utilizzano questo comportamento per ingraziarsi la femmina nella stagione riproduttiva. Non era una certezza ma era sicuramente una possibilità, quindi valeva la pena di provarci e, soprattutto, di non farsi cogliere impreparati.
Ben nascosto, macchina su treppiedi, solito 600mm regolato alla massima apertura per avere un tempo di otturazione adeguato, va- lore ISO relativamente basso come richiesto dal corpo macchina scelto per l’occasione, la performante Canon EOS 5DS R.
Pur senza smettere di tenere d’occhio il soggetto principale, cercavo con lo sguardo di scorgere da lontano, con il necessario anticipo, l’eventuale ritorno del maschio con la preda: ormai mi ero convinto che la mia intuizione fosse quella giusta e sarebbe stata solo questione di tempo, poi ovviamente sarebbero entrate in gioco mille variabili, una nuvola poteva coprire il sole proprio nel momento meno adatto o i due soggetti avrebbero potuto impallarsi l’uno con l’altro, uno dei due occhi avrebbe potuto essere chiuso o privo del puntino di luce, insomma, quella serie di circostanze che nella maggioranza dei casi impediscono di …
di Guido Bissattini
(la versione integrale dell’articolo è pubblicata su “Fotografare” #15, Dicembre 2020/Gennaio 2021)
> ABBONATI