Matt Mullican - Computer Project 1988–91

Libro “Mullican – Fotografie. Catalogo 1967-2018”

Quotidiano virtuale. A due anni dalla più grande retrospettiva mai dedicata a Matt Mullican, intitolata The Feeling of Things e ospitata nello spazio milanese dell’HangarBicocca, esce il libro Mullican Fotografie. Catalogo 1967-2018 contenente l’intera produzione dell’artista.

Una collezione eclettica, quella dell’artista americano-venezuelano Matt Mullican (Santa Monica, CA, 1951), composta da migliaia di fotografie, disegni, fumetti, installazioni, lightbox e opere di grafica digitale realizzati in tutta la sua carriera, raccolti in questo ricco volume edito da Skira. Un viaggio in cui fin dagli esordi l’artista affronta il complesso rapporto tra percezione e realtà, tra la visione del reale e la sua rappresentazione. Ne derivano opere strettamente connesse a sistemi di conoscenza, di credenze e di senso e di linguaggio attraverso le quali si interroga sulle questioni esistenziali e sugli aspetti più profondi dell’esistenza. Non a caso la rassegna milanese del 2018 prese il titolo di The Feeling of Things, il sentimento delle cose, nata dopo un altro poderoso progetto, The Meaning of Things, sul significato delle cose. «La cosa essenziale è la sensazione che esse provocano. Osservando una fotografia si instaura una relazione articolata con essa, in base alle nostre sensazioni: ci si sente bene o male, si provano sentimenti contrastanti, amore, rabbia o tutte queste cose insieme. Ma The Feeling of Things si basa anche su un altro aspetto: il pensiero», spiega l’artista in una conversazione a cura di Roberta Tenconi, curatrice della mostra, contenuta nel volume.

MULLICAN CONCETTUALE

Fin dai primi anni Settanta Matt Mullican esplora territori artistici diversi, utilizzando linguaggi e strumenti come la fotografia, disegni, ritagli, collage, sculture, installazioni e performance fino ai video realizzati con la tecnologia digitale. Già alla fine degli anni Sessanta, studente liceale, comincia a sperimentare con i cianotipi e a scattare fotografie su pellicola 35mm che abbandonerà a metà degli anni Novanta per passare al digitale. Dal 1977 Mullican utilizza i suoi scatti per realizzare installazioni su pareti e bacheche – i bulletin boards – a testimoniare l’importanza del procedimento meccanico e della riproducibilità della sua ricerca, ciò che davvero gli interessa. Anche nella mostra milanese, di cui il volume contiene una selezione di immagini riprese dallo stesso Mullican, aveva applicato le sue fotografie con puntine da disegno su grandi lavagne poste una accanto all’altra, creando dei muri affollati di immagini di ogni tipo, slegate l’una dall’altra e senza alcun intento narrativo specifico.
Mullican è sempre stato attratto dal fer- mento della ricerca concettuale che vive la sua stagione più feconda proprio negli anni in cui frequenta il California Institute of the Arts insieme ad altri futuri artisti come David Salle, James Welling e Jack Goldstein, sotto la guida di maestri del calibro di John Baldessari; è da quest’ultimo che raccoglie l’invito a un nuovo approccio alla riproduzione meccanica dell’opera d’arte che cessa di dare una rappresentazione fedele del mondo per acquisire un nuovo statuto in ambito concettuale. In quel clima anche la fotografia trova un interessante spazio e costruisce inedite connessioni con gli altri linguaggi ai quali Mullican attinge …

di Emanuela Costantini

IL LIBRO
Matt Mullican
Fotografie
Catalogo 1967-2018
Skira Editore, Milano, 2019
Prezzo: € 50
www.skira.net

(la versione integrale dell’articolo è pubblicata su “Fotografare” #13, Ottobre 2020)

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Matt Mullican – Elements 1988–90

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