Paolo Pellegrin
Ragazze palestinesi si bagnano nelle acque del Mar Morto. Cisgiordania, 2009 © Paolo Pellegrin/Magnum Photos

Un’antologia dei conflitti del contemporaneo

Un nuovo percorso espositivo scava nell’archivio di Paolo Pellegrin e della nostra memoria collettiva, per immergersi nelle profondità dell’animo umano segnato da guerre, catastrofi ambientali e quarantene pandemiche.

Un’antologia vive di tratti salienti e istanti tenaci. Quella di Paolo Pellegrin, pronta a trasfigurare lo spazio fisico ed emotivo che ne ospita il viaggio nomade, tocca le Sale delle Arti della Reggia di Venaria con un capitolo inedito sui conflitti che vive l’umanità e la fotografia di uno dei suoi testimoni più fedeli. Rispetto alle tappe precedenti, passate dal MAXXI di Roma alla Deichtorhallen di Amburgo, la riflessione accesa sull’impatto e sull’eredità dei conflitti, irrompe negli spazi seicenteschi di arte e cultura travolti dalla pandemia da coronavirus, con gli scatti ancora mai esposti della quarantena trascorsa da Pellegrin con la famiglia in Svizzera, durante il lockdown che ha stravolto la nostra relazione con tutto. Un capitolo intimo e inedito dei conflitti del fotografo e dell’umanità, capace di arricchire di nuove sfumature e contrasti le verità scovate dal bianco e nero del celebre fotoreporter Magnum, quanto dal colore, meno noto ma altrettanto potente, di uno dei pochi obiettivi italiani del National Geographic e tra i più apprezzati e premiati a livello internazionale.

UN’ANTOLOGIA DEI NOSTRI CONFLITTI

Il percorso espositivo progettato da Germano Celant, scomparso lo scorso aprile proprio a causa di complicazioni da Covid19, con la curatela di Annalisa D’Angelo per la Reggia di Venaria, segue la mutata configurazione di quello che emerge al buio, in piena luce e nella zona grigia del nostro vivere quotidiano ed emotivo. Non seguendo coordinate geografiche o cronologiche precise, questo viaggio intorno al mondo in conflitto, come la fotografia di Pellegrin punta alla profondità, sondata nell’oscurità che pervade gli scatti di guerre, sofferenze ed emozioni, come nel bagliore luminoso conservato da natura, bellezza e speranza.
Contrasti vividi e illuminanti della verità di tanta realtà, come il dialogo che sa tessere il paesaggio brumoso, attraversato dall’elicottero delle truppe antidroga afghane e statunitensi nell’Afghanistan del 2006, come dalla figlia più piccola del fotografo, durante la quarantena nella campagna svizzera.
I conflitti dell’uomo cambiano il paesaggio, mai la nostra natura, protagonista di ogni scatto realizzato da Pellegrin durante il lockdown imposto dall’emergenza sanitaria della pandemia di Covid-19. Due lunghi mesi che il fotografo sempre in viaggio ha trascorso in famiglia, lontano da …

di Simona Marani

(la versione integrale dell’articolo è pubblicata su “Fotografare” #15, Dicembre / 2020 Gennaio 2021)

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Emma, 6 anni, corre tra i campi di fronte alla cascina nella quale abbiamo trascorso il periodo di quarantena in famiglia, per via della pandemia da coronavirus. Svizzera, 2020. ©Paolo Pellegrin/Magnum Photos
Elicottero utilizzato dalle truppe antidroga afghane e statunitensi. Afghanistan, 2006 © Paolo Pellegrin/Magnum Photos

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