Sfogliare un album di famiglia è un momento di connessione con il nostro passato, con i nostri antenati, e ci mette in collegamento con una parte affettiva profonda di noi stessi.
di Antonella Scaccia*
Quante volte ci è capitato di riprendere in mano quel vecchio album di famiglia e soffermarci a rivedere le fotografie, magari un po’ sbiadite, di quando eravamo bambini. Osservare questi scatti spesso ci rende consapevoli che prima di noi esistevano altre persone e che vi è, tra le persone stesse, un legame, una sorta di catena, che si dirama nel tempo e nello spazio. Per altre persone guardare queste immagini facilita la comprensione delle dinamiche familiari oppure può avviare a una riflessione riguardo al tempo che passa e che cambia volti, abiti, relazioni, spazi privati quotidiani o luoghi visitati temporaneamente.
Ma che cosa rappresenta realmente un “album di famiglia”?
Non si tratta soltanto di una raccolta di fotografie in cui appaiono i nostri genitori, fratelli, sorelle o parenti stretti o un semplice contenitore con di foto stampate; si tratta, infatti, di una modalità attraverso la quale è possibile ricordare ma anche rinforzare, soprattutto a livello affettivo e storico, le proprie radici familiari e origini nell’universo. Visivamente riproduce parti della vita dell’uomo che rimandano al senso dell’appartenenza: importanti eventi, riti e tradizioni familiari che vengono immortalati nella memoria attraverso lo scatto. Dal punto di vista psicologico, dall’album di famiglia può emergere il senso di appartenenza: ognuno di noi attribuisce un personale e intenso valore emotivo alle proprie immagini. Quello scatto non ha solo fermato il tempo, ma testimonia una parte di noi stessi, raccontando la storia della nostra vita e dei nostri affetti più cari.
Spesso, dagli album di famiglia emerge la figura dei nonni. È dai loro racconti che i bambini iniziano a capire di appartenere a una famiglia, a una storia fatta di persone care. L’esperienza di sfogliare insieme ai nonni l’album delle fotografie di famiglia rappresenta un momento molto importante che contribuisce alla costituzione sana dell’identità del bambino e della consapevolezza delle proprie radici all’interno di una tradizione familiare che offre sicurezza affettiva. Per tali ragioni, l’album di famiglia può configurarsi come la rappresentazione simbolica di una base sicura, ossia quel senso di fiducia nell’avere sempre un posto dove andare.
L’ALBUM DI FAMIGLIA 2.0
Oggi l’album di famiglia per come lo abbiamo sempre conosciuto è molto più raro che nell’epoca della pellicola, quando per vedere il risultato di uno scatto bisognava necessariamente stamparlo. Anche l’attesa di questa materializzazione del ricordo, del fissare per sempre un frammento di quella vita familiare, nobilitava l’oggetto“fotografia”tanto da fargli meritare un posto d’onore in un oggetto dedicato da custodire con cura, l’album, appunto, una sorta di nastro su cui è incisa la nostra vita e quella dei nostri affetti.
Forse un giorno l’album così concepito non esisterà più; oggi non sono molte le persone che nella frenesia bulimica del “punta e scatta” con gli smartphone, si impegnano a stampare le fotografie del compleanno o di una festa in famiglia. Il ricordo è ormai smaterializzato e, anche per questo, rischia di disperdersi perché non ha più un luogo ben individuato in cui trovare una sua collocazione.
FOTO DI FAMIGLIA CHE CAMBIANO
L’incessante produzione di immagini del nostro tempo ha cambiato anche il modo di scattare fotografie. Se in passato la foto di famiglia poteva essere un momento quasi solenne, oggi non vi è più intimità né riservatezza nella rappresentazione di eventi o aspetti personali. Forse è cambia- to anche il concetto di famiglia, il modo di viverla, la sua struttura, e questo si riflette anche nella sua rappresentazione.
La documentazione ossessiva di sé e di ciò che si fa e la successiva iper-esposizione ha preso il sopravvento e produce tante immagini diverse di se stessi e la conseguente incapacità di scegliere chi si è, come si è, quale è l’aspetto reale delle cose.
Dunque, anche l’album di famiglia non è più un luogo degli affetti personali privati ma un racconto frammentato, pubblico, che non sempre ambisce a diventare ricordo e rinforzo affettivo, nutrimento del- le proprie radici, ma è un mero mostrarsi a occhi spesso sconosciuti come quelli che sbirciano nei social network.
Inoltre, la materialità della stampa permette di assimilare meglio i ricordi e di rappresentare sentimenti e ideali. Dunque, l’album di famiglia diventa una valigia di ricordi tangibili (anche la carta, il formato, il ritaglio delle fotografie ci “parlano” del tempo in cui sono stati colti) che possiamo aprire in ogni momento e favorisce il sentimento di continuità familiare e generazionale, grazie alle immagini fisiche, che in qualche modo costruisce l’identità del soggetto.
FOTOGRAFI E FAMIGLIA
Molti fotografi hanno ripreso l’idea dell’album fotografico per raccontare la loro fa- miglia ripresa nella quotidianità e non solo nelle occasioni speciali come feste di compleanno, cerimonie, vacanze. Tra questi, il francese Alain Laboile, intervistato su questo numero, che da diversi anni fotografa in bianco e nero i suoi sei figli nella più to- tale spontaneità, realizzando immagini che trasmettono un forte senso di libertà e di tempo sospeso. Prima di lui, Sally Mann ha ritratto la sua famiglia e i suoi vicini di casa per più di quarant’anni; i suoi sono scatti molto poetici realizzati in casa, nella campagna americana, che celebrano la memo- ria, il legame con la natura, i riti di passaggio. Interessante è anche il progetto Daughter della fotografa norvegese Margaret M. de Lange che rappresenta l’infanzia del- le sue tre figlie in modo quasi primitivo, con immagini inusuali di grande impatto, anch’esse in bianconero contrastato.
* Psicologa clinica specializzanda in Psicoterapia breve ad Approccio Strategico, esperta in Fototerapia