«Non sempre è facile restituire la bellezza di ciò che è già bello per sua natura». Lo sostiene Roberto Caforio, fotografo di still lifedi lungo corso che ci svela i segreti per realizzare foto perfette di gioielli, profumi e prodotti per il make-up.
Passione, curiosità e audacia sono qualità che non sono mai mancate a Roberto Caforio. Lo hanno sostenuto nella sua avventura fotografica fin da quando nei primi anni Settanta, appena diciassettenne, comprò una fotocamera e cominciò a guardare il mondo attraverso un mirino e a catturare cose e persone che dentro quella cornice gli sembravano interessanti. «Dopo il primo scatto mi resi conto di avere in mano un oggetto magico con il quale potevo appropriarmi di tutto ciò suscitava in me stupore e meraviglia. Non riuscivo a staccarmene, fotografavo in modo compulsivo soprattutto le persone».
Oggi Roberto avrebbe qualche problema a utilizzare la sua fotocamera in modo così disinvolto per ritrarre degli sconosciuti incontrati per strada, ma negli anni Settanta difficilmente riceveva rifiuti. Anzi. La gente accettava volentieri di farsi fotografare.
Roberto non aveva fatto quell’acquisto per lavorarci ma per divertirsi, «(…) Per fare foto in famiglia», dice. Ci aveva preso gusto e, un po’ per gioco, un po’ per provare a ricavare qualcosa di più dalla sua nuova passione, cominciò a far girare i suoi scatti e a esporli. I riscontri positivi arrivano molto presto: nel 1976 trova lavoro come assistente nello studio di un fotografo specializzato in cerimonie e ritratti della sua città, Reggio Emilia. Ci resta fino al 1979, quando apre uno studio tutto suo dove dopo diversi anni si specializza nella fotografia commerciale, di moda, industria, architettura e still life, lavorando per noti marchi italiani e stranieri. Poi tenta l’avventura all’estero e decide di fare il grande passo: lasciare l’Italia.
Dal 2003 Roberto Caforio vive in Tunisia dove è diventato uno dei fotografi commerciali più apprezzati del Paese. Realizza i suoi servizi per aziende di moda, cosmesi, profumi, gioielli e oggettistica di design. Ci racconta la sua storia e ci rivela alcuni segreti del suo lavoro.
Dall’Emilia alla Tunisia. Hai fatto un bel salto… com’è andata?
Nel 1982 fui chiamato per il mio primo servizio fotografico fuori dall’Europa, in Arabia Saudita. Alla fine ci rimasi per tre mesi… Dopo quell’esperienza ho lavorato sempre più spesso all’estero finché nel 1999 sono andato in Marocco in vacanza. Qui per gli strani incontri della vita, mi hanno proposto di realizzare alcuni servizi per una rivista di architettura, Maison du Maroc. Ci sono rimasto un po’ di tempo e sono entrato in contatto con alcune agenzie di pubblicità grazie alle quali ho realizzato diverse campagne commerciali anche per marchi algerini e tunisini. Nel 2003 un’agenzia mi ha affidato la campagna pubblicitaria di un gestore di telefonia mobile tunisino. Arrivato a Tunisi è scattato… un colpo di fulmine con la città. Me ne sono innamorato e, avendo ormai molti contatti di lavoro in quei Paesi, ho deciso di trasferirmi definitivamente.
Ti sei inserito facilmente in una realtà imprenditoriale e in un mercato – immagino – diversi da quelli con i quali avevi lavorato fino a quel momento?
La Tunisia è un paese moderno, si sta bene. I tunisini sono aperti e accoglienti. Non è difficile adattarsi alla vita del posto, sia per quanto riguarda il lavoro che, soprattutto in quegli anni, offriva moltissime occasioni, sia per la vita sociale, per la quotidianità.
Lavori in diversi settori fotografici ognuno dei quali richiede un approccio differente dall’altro. Eppure ci sarà un genere in cui ricevi le maggiori soddisfazioni…
Ho fatto molta esperienza nella moda, nell’architettura, nel beauty e nell’industria. Ma le maggiori soddisfazioni arrivano dallo still life, forse perché in questo ambito la luce è la vera protagonista e io posso crearla dal nulla, plasmarla come più mi piace per scolpire un oggetto, farlo percepire in un modo o in un altro. È l’ambito più creativo in cui provo il vero piacere di fotografare.
Hai menzionato la luce, un elemento fondamentale nella fotografia di still life. Come illumini i tuoi set?
Dipende molto dal prodotto. In generale, in studio uso flash Elinchrom HD con softbox di diverse dimensione e forme: rettangolare, ottagonale, strip.
Come nasce un servizio fotografico sui gioielli?
Come tutti i servizi fotografici, quelli sui gioielli iniziano con la riunione con il cliente per discutere sul lavoro da fare, stabilire insieme l’angolo della ripresa e il colore dello sfondo. Quindi si passa alla creazione del set e alle riprese e qui viene il difficile: trovare un punto d’incontro tra l’immaginario del cliente, la realizzazione tecnica e l’aspetto creativo e artistico. Si comincia, scegliendo un supporto sul quale collocare il gioiello, lo si posiziona e poi comincia l’avventura con le luci.
Quali attrezzature utilizzi solitamente in questo tipo di riprese?
Di solito fotografo i gioielli con una medio formato Hasselblad H5D-40 con ottica HC Macro 120mm f/4 II, flash Elinchrom HD e softbox 60x80cm o 70x70cm.
Quali altre figure professionali lavorano con te?
Sono fortunato ad avere una moglie che lavora nello stesso settore. Lei si occupa della grafica e della postproduzione. Inoltre, essendo un’amante della fotografia, fa anche da assistente durante le riprese.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontri nello still life di gioielli?
Sicuramente i riflessi e la profondità di campo rappresentano le difficoltà maggiori e lo diventano ancora di più quando un servizio dipende da un angolo di ripresa che non può variare per fotografare un gran numero di modelli di forme e materiali diversi: oro giallo, rosa, bianco con diamanti o pietre colorate di varie sagome. In certi casi devo fare un montaggio di più foto dello stesso prodotto.
Ci puoi fare un esempio pratico?
Mi è capitato di fotografare degli anelli per un sito di e-commerce. Non erano foto artistiche, però bisognava ugualmente assicurare al cliente la massima qualità e definizione. Il cliente chiedeva di fare ogni scatto con l’anello nella stessa identica posizione: frontale, con l’anello e la fotocamera entrambi inclinati a 45°. Gli anelli erano qualche centinaio e non erano tutti uguali per colore, forma, modello, quindi bisognava ogni volta fare spostamenti millimetrici per assicurare uniformità nel risultato.
Come scegli la giusta temperatura della luce per i diversi materiali?
In generale lavoro con flash alla temperatura di 5500 K, ma uso anche luci continue, pannelli e fondali color oro o argento. In questo tipo di fotografia c’è sempre da imparare e sperimentare a seconda dell’oggetto e delle esigenze del committente.
Su cosa intervieni più spesso in postproduzione e con quali software?
Cerco sempre di fare il più possibile al momento della ripresa, ma raramente lo scatto è utilizzabile senza un minimo aggiustamento dopo lo scatto. Quindi intervengo prima con il software Phocus di Hasselblad e, successivamente, con Photoshop per togliere granelli di polvere, cancellare o attenuare i riflessi delle luci.
Gioielli indossati: come scegli la modella? Sul set, come individui la posizione più corretta, ad esempio, delle mani quando devi fotografare anelli o bracciali? Suggerisci tu l’abbigliamento, il trucco, le acconciature, i colori?
In generale, le modelle vengono scelte sulla base dei prodotti che dovranno indossare, ma dipende anche dalle richieste del cliente. Per i gioielli ci si concentra sulla finezza, la delicatezza e la sobrietà. La modella deve avere un collo abbastanza lungo, mani esili e curate e busto sottile. Normalmente si parte con le pose classiche ma scattando intervengo suggerendo la posizione delle mani, lo sguardo, ecc. Sicuramente do consigli per il trucco e l’abbigliamento, in sintonia con le richieste del cliente.
Parliamo di un altro tuo cavallo di battaglia: i profumi. L’immaginario iconografico spazia molto su questo tipo di prodotti. Su cosa ti basi per realizzare un’immagine pubblicitaria per un oggetto che stimola sensazioni non visibili ma solo immaginabili, magari legate a un marchio, a uno status sociale, o evocate dall’estetica del packaging, dai colori, dalla conoscenza pregressa del prodotto, se non è nuovo?
La fotografia di un profumo è un insieme di elementi: la fragranza, il colore, il flacone, il materiale di cui è fatto, il packaging… poi ci sono gli aspetti simbolici. Osservando il flacone, tenendolo in mano, ruotandolo, comincio a immaginare lo stile della fotografia. Poi, quando sento la fragranza, mi faccio un’idea sul carattere del profumo e inizio a giocare con la luce e con eventuali accessori con cui allestire il set che diventa così come uno specchio che riflette tutte le sensazioni che trasmette quella fragranza.
Invece nel beauty – creme, cosmetici, ecc. – quali sono i criteri principali da rispettare nella ripresa fotografica?
Bisogna studiare bene il prodotto, dal colore alla forma, cercare il punto e l’angolo di ripresa che esalti la sua parte più bella, fare in modo di non nascondere il marchio e usare bene le luci per “scolpire” le forme dell’oggetto.
La fedeltà dei colori – nel caso dei prodotti per il trucco come rossetti e ombretti – è richiesta dai committenti?
La maggior parte dei clienti nell’immagine finale vuole vedere il prodotto come se fosse un gioiello, quindi accettano anche delle piccole alterazioni, magari per accentuare leggermente le tonalità, renderle più vivide, mentre altri esigono l’assoluta fedeltà ai colori reali.
Curiosità personale: il trucco della modella viene fatto davvero con i cosmetici da pubblicizzare o con quelli in possesso del truccatore?
Nella maggior parte dei casi per il trucco si usano i cosmetici da pubblicizzare.
Vivi e lavori in Tunisia ormai da diversi anni. Hai notato un gusto diverso nelle immagini pubblicitarie utilizzate nel tuo Paese di adozione rispetto a quelle che fanno parte del tuo background?
Qualche differenza c’è. In Tunisia è molto apprezzata la fotografia pubblicitaria classica, commerciale, che mostra il prodotto al meglio, mentre difficilmente viene accettato un lavoro più concettuale. Quindi, in qualche modo sei più limitato a livello creativo.
Cosa influenza la tua creatività?
Tutto quello che mi circonda. Magari anche solo lo sguardo di una persona incrociata per strada.
Quali sono in tuoi interessi?
A parte la fotografia, il motociclismo. Ogni tanto mi concedo un safari nel deserto.
Hai un sogno?
Avere il tempo per fare un lungo viaggio in Africa e fotografare solo per portarmi a casa i ricordi di tutto ciò che vedo.
Cos’è per te la bellezza?
Qualcosa che sfugge a regole e parametri fissi. Per me è bello tutto ciò che mi trasmette positività durante la giornata, ogni cosa che mi fa sorridere.
di Emanuela Costantini
(la versione integrale dell’articolo è pubblicata su “Fotografare” #17, Marzo 2021)
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Raccontare il profumo… dietro le quinte
<Per realizzare l’immagine pubblicitaria di questo profumo maschile ho scelto un linguaggio molto minimalista e giocato con i volumi e con contrasti netti ed eleganti, utilizzando la luce per illuminare solo ciò che serviva. Ho usato un plexiglas nero come supporto e un fondale nero dietro il flacone. Per illuminare ho utilizzato due flash laterali con softbox 60×80 e un ulteriore flash inclinato, collocato sul piano di lavoro. Ho poi messo uno spot fresnel come sorgente di luce indirizzata sul fondale. Infine, sulla base di plexiglas ho messo alcune gocce d’acqua mescolate con un po’ di glicerina per mantenerle. Mi piaceva creare un riflesso più movimentato e dare l’idea della freschezza.

